Decreto sicurezza, non si fermano le polemiche e le proteste

 Decreto sicurezza, non si fermano le polemiche e le proteste

06/06/2025



Da Conquiste del Lavoro

Non si ferma la scia di polemiche e proteste scatenate dall’approvazione del decreto sicurezza. Proteste che le opposizioni e anche molte associazioni promettono di portare avanti nei prossimi mesi. 

L’approvazione del provvedimento, il cui iter era iniziato a novembre 2023 e i cui contenuti sono stati “trasferiti” da un disegno di legge a un decreto, è stata un percorso a ostacoli. Il testo imprime una svolta in chiave securitaria: i 39 articoli introducono 14 nuovi reati e nove aggravanti di delitti già esistenti. In quest’ottica il decreto prevede che i blocchi stradali, da semplice illecito amministrativo (punito con una multa da mille a quattromila euro), diventino reato: previsto il carcere da sei mesi a due anni per chi “impedisce la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata ostruendo la stessa con il proprio corpo, se il fatto è commesso da più persone riunite”.

Va detto che il dl contiene anche molto altro, come un nutrito pacchetto di tutele per le forze dell’ordine, l’ampliamento dei poteri dei servizi segreti (seppur in misura nettamente inferiore rispetto alla proposta originale) e i ldivieto di produzione e la commercializzazione della cannabis light.

Tra le norme più discusse ci sono proprio quelle che inaspriscono le pene per alcuni tipi di proteste, anche pacifiche. Una stretta giudicata dalle opposizioni una vera e propria limitazione al diritto di manifestazione e critica. 

Anche i sindacati bocciano questo tipo di norme. “La Cisl - sottolinea il segretario confederale, Sauro Rossi - ribadisce forte critica per l’introduzione nel disegno di legge Sicurezza di nuove fattispecie di reato che colpiscono le manifestazioni e le forme di protesta. È una scelta sproporzionata e sbagliata, che rischia di comprimere il diritto a manifestare pacificamente e di criminalizzare l’espressione del dissenso sociale”. 

Un approccio così repressivo, secondo il dirigente cislino, potrebbe mettere in ombra “anche gli elementi positivi e condivisibili del provvedimento, come il rafforzamento del contrasto alla criminalità organizzata e l’attenzione finalmente dedicata alle condizioni di lavoro del personale delle forze dell’ordine, che vanno nella direzione auspicata anche dai sindacati di categoria”.

“Nel confronto con i capigruppo di maggioranza al Senato sul precedente ddl - aggiunge Rossi - avevamo già segnalato le criticità di un inasprimento delle norme sull’ordine pubblico che, invece di rafforzare il senso di sicurezza, rischia di alimentare tensioni sociali e delegittimare il diritto di mobilitazione pacifica. 

Alcune misure appaiono più rispondere a insicurezze percepite che a reali esigenze di tutela. È possibile e doveroso contemperare la salvaguardia dei beni pubblici e privati con il pieno riconoscimento delle libertà civili, senza ricorrere a sanzioni detentive”. 

Un confronto più aperto e costruttivo con le parti sociali avrebbe consentito, secondo il segretario confederale cislino, “di migliorare il provvedimento, evitando forzature e rafforzando il suo impianto complessivo”. “Chiediamo a Governo e maggioranza di aprire a miglioramenti che raddrizzino queste storture”, conclude Rossi.