OMS, il Covid-19 e l’impatto sui servizi sanitari per le malattie non trasmissibili

OMS, il Covid-19 e l’impatto sui servizi sanitari per le malattie non trasmissibili

15/06/2020



Un'indagine dell'OMS pubblicata nei giorni scorsi, ha confermato che i servizi di prevenzione e cura delle malattie non trasmissibili, sono stati drasticamente interrotti da quando è iniziata la pandemia di COVID-19. L'indagine, svolta nel mese di maggio per un periodo di tre settimane in 155 Paesi, ha evidenziato che l'impatto è globale, ma che i Paesi a basso reddito sono quelli maggiormente colpiti.
Questa situazione è molto preoccupante poiché le persone che vivono con malattie non trasmissibili sono a maggior rischio di gravi patologie e decessi correlati al COVID-19.
I risultati di questo sondaggio mettono in luce, quindi, ciò che si segnala da diverse settimane. Molte persone che hanno bisogno di assistenza specifica per malattie come il cancro, le malattie cardiovascolari e il diabete, non hanno ricevuto l'assistenza sanitaria e le cure di cui hanno bisogno da quando è iniziata la pandemia di COVID-19.
I servizi sanitari sono stati parzialmente o completamente interrotti in molti Paesi. Il 53% dei Paesi intervistati ha interrotto parzialmente o completamente i servizi per la cura dell'ipertensione; il 49% quelli per il diabete e le sue complicanze; il 42% quelli per il cancro e il 31% quelli per le emergenze cardiovascolari.
I servizi di riabilitazione sono stati interrotti nel 63% dei Paesi, elemento alquanto negativo dal momento che la riabilitazione è fondamentale anche per il recupero delle persone colpite gravemente dalle complicanze del COVID-19.
Nel 94% dei Paesi, il personale del Ministero della Sanità che lavora nell'area delle malattie non trasmissibili è stato parzialmente o totalmente riassegnato per supportare i pazienti colpiti dal COVID-19.
In oltre il 50% dei Paesi si è registrato un rinvio dei servizi di screening pubblico, ad esempio per il carcinoma mammario e cervicale. Questa è stata anche la conseguenza delle iniziali raccomandazioni dell'OMS di ridurre al minimo le cure non urgenti per dare priorità all'emergenza pandemica.
Ma le ragioni più comuni per l'interruzione o la riduzione dei servizi sono state la cancellazione dei trattamenti pianificati, la diminuzione dei trasporti pubblici disponibili e la mancanza di personale in quanto gran parte degli operatori sanitari sono stati riassegnati per supportare i servizi atti a contrastare il COVID19. Nel 20% dei Paesi, uno dei motivi principali per l'interruzione dei servizi sanitari è stata la carenza di medicinali, diagnostica e altre tecnologie.
Non sorprende, quindi, che ci sia una correlazione tra i livelli di interruzione dei servizi per il trattamento delle malattie non trasmissibili e l'evoluzione dell'epidemia di COVID-19 in un determinato Paese. I servizi vengono interrotti in maniera crescente quando un Paese passa da casi sporadici alla trasmissione comunitaria del coronavirus.
A livello globale, due terzi dei Paesi hanno riferito di aver incluso i servizi per le malattie non trasmissibili nei loro piani nazionali di preparazione e risposta al COVID-19: nello specifico il 72% dei Paesi ad alto reddito e il 42% dei Paesi a basso reddito. I servizi per la cura delle malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche sono stati i più frequentemente inclusi. Le cure odontoiatriche, la riabilitazione e la cura del tabagismo non sono state, invece, così ampiamente incluse nei piani nazionali di contrasto al coronavirus.
Il 17% dei Paesi che ha partecipato all'indagine, ha iniziato a stanziare finanziamenti aggiuntivi per includere servizi di cura per le malattie non trasmissibili nei propri piani nazionali contro il COVID-19.
Dall'indagine emerge un risultato incoraggiante: nella maggior parte dei Paesi sono state adottate strategie alternative per assistere le persone a più alto rischio affette da malattie non trasmissibili e permettere loro di continuare a ricevere le cure necessarie. Tra i Paesi che hanno segnalato interruzioni dei servizi di assistenza, il 58% di essi utilizza attualmente la telemedicina (consulenza telefonica o online) per sostituire i consulti di persona; nei Paesi a basso reddito la percentuale è del 42%. Anche il triage è stato ampiamente utilizzato per stabilire le priorità assistenziali, più precisamente nei due terzi dei Paesi che hanno partecipato all'indagine.
Positivo anche il dato che rileva che oltre il 70% dei Paesi ha raccolto dati sul numero di pazienti COVID-19 affetti da una malattia non trasmissibile.
Ovviamente ci vorrà un po' di tempo prima di conoscere l'intera portata dell'impatto delle interruzioni dell'assistenza sanitaria sulle persone con malattie non trasmissibili durante il COVID-19. Quello che è certo è che le persone con malattie non trasmissibili sono più soggette ad essere colpite gravemente dal virus, e molte non sono in grado di accedere alle cure di cui hanno bisogno per gestire le loro malattie. Per l'OMS è quindi fondamentale non solo che l'assistenza alle persone affette da malattie non trasmissibili sia inclusa nei piani nazionali di risposta e contrasto al COVID-19, ma che si trovino modi innovativi per attuare tali piani. È necessario rafforzare i servizi sanitari in modo che in futuro siano meglio attrezzati per prevenire, diagnosticare e fornire assistenza alle persone colpite da questa tipologia di malattie.
Le malattie non trasmissibili uccidono 41 milioni di persone ogni anno, numero equivalente al 71% di tutti i decessi a livello globale. Di questi, 15 milioni di persone hanno un'età compresa tra i 30 e i 69 anni. Oltre l'85% di questi decessi “prematuri” si verificano in Paesi a basso e medio reddito.

Fonte: pensionati.cisl.it