“La CISL esprime un giudizio articolato sulla legge di Bilancio 2026 e sul maxiemendamento presentato dal Governo: una manovra fortemente condizionata dai vincoli europei, dalla procedura per deficit eccessivo e da una crescita economica debole, che limita gli spazi di intervento, ma rende ancora più necessario un metodo fondato sul confronto e sulla corresponsabilità“. E’ quanto sottolinea la Confederazione di Via Po in una nota.
“Reputiamo positiva, così come sollecitato dalla CISL,
l’introduzione del sostegno alla redistribuzione degli utili d’impresa
attraverso la partecipazione e la contrattazione decentrata, al fine di un aumento dei salari. Valutiamo positivamente il sostegno al ceto medio, attraverso la riduzione di due punti della seconda aliquota IRPEF dal 2026,
con un meccanismo che esclude i redditi più alti e concentra il
beneficio sui lavoratori che sostengono il sistema di welfare del Paese.
Bene per il lavoro privato la conferma della defiscalizzazione del lavoro a turni, notturno e festivo,
prevista dai contratti collettivi, anche se la misura resta non
strutturale come pure gli interventi a favore della contrattazione
collettiva, tra cui la tassazione agevolata al 5% degli incrementi
retributivi dei CCNL e l’aliquota all’1% su premi di produttività e
redistribuzione degli utili ai lavoratori, misure migliorate anche
grazie alle richieste della CISL.
Si rileva però negativamente la mancata esclusione dei “contratti pirata” da quelli agevolati.
Vanno ancora nella giusta direzione le misure per promuovere la previdenza complementare,
con l’adesione automatica per i neoassunti salvo recesso successivo,
che può favorire giovani, donne e lavoratori delle piccole imprese e le
risorse per gli investimenti e per la ZES unica, pur con limiti che
andranno corretti sul piano dell’assenza di condizionalità sociali e
formative.
Accanto a questi elementi, la CISL esprime preoccupazione per alcune norme contenute nel maxiemendamento. Sulle pensioni, e in particolare sulla previdenza complementare,
si registra un passo indietro grave e inspiegabile con l’abrogazione
della possibilità introdotta solo un anno fa di utilizzare la previdenza
complementare per il pensionamento a 64 anni e la possibilità di
trasferire fuori dal perimetro negoziale del contributo contrattuale a
sostegno dei fondi di pensione. Si irrigidiscono i requisiti di accesso
alla pensione anticipata; si abroga inoltre senza alcun confronto con le
parti sociali una opportunità importante di anticipo pensionistico come
opzione donna.
Sul lavoro e sui salari, alcune disposizioni rischiano di invadere ambiti propri della contrattazione collettiva,
riducendo il diritto dei lavoratori a ricevere le differenze
retributive o contributive in caso di contenzioso. La riforma
dell’Assegno di inclusione rivolto alle famiglie fragili va migliorata
ed è ridotto il diritto alla NASpI anticipata, penalizzando
l’autoimprenditorialità dei disoccupati.
Resta poi netto il no del nostro sindacato su ogni operazione di condono fiscale ed edilizio.
Chiediamo
l’apertura immediata, già nel primo trimestre del 2026, di un tavolo
di confronto organico su questi temi, e in particolare previdenza,
lavoro e politiche sociali, dentro un patto capace di coniugare responsabilità di bilancio, crescita, qualità del lavoro e coesione sociale.
È
questa la strada per rafforzare il Paese, aumentare la produttività e
dare risposte concrete a lavoratori, pensionati e famiglie, senza
scorciatoie e senza scaricare i costi sulle persone più esposte” conclude la Cisl.