23/10/2025
Dal Rapporto mondiale sull'Alzheimer 2025
In occasione della Giornata mondiale dell’Alzheimer 2025, ADI ha pubblicato “World Alzheimer Report 2025, Reimagining life with dementia: the power of rehabilitation” (Rapporto mondiale sull’Alzheimer 2025, Reinventare la vita con la demenza: il potere della riabilitazione).
ADI è la federazione internazionale delle associazioni di Alzheimer e
demenza che attualmente conta 105 associazioni affiliate in tutto il
mondo, tra le quali la Federazione Alzheimer Italia.
Il Rapporto Mondiale sull’Alzheimer 2025 mette in evidenza il ruolo fondamentale della riabilitazione
come intervento non farmacologico per le persone con demenza.
Nonostante la crescente diffusione di questa patologia (55 milioni di
casi nel 2019 e si stima si arriverà a 139 milioni entro il 2050), le
persone colpite hanno ancora un accesso limitato a percorsi
riabilitativi, benché le prove scientifiche ne dimostrino l’efficacia.
L’importanza della riabilitazione
La riabilitazione si concretizza con una serie di interventi
personalizzati, finalizzati a mantenere le abilità residue, recuperare
funzioni compromesse quando è possibile e adattarsi ai cambiamenti
inevitabili, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita,
ridurre la disabilità e favorire l’autonomia e la partecipazione
sociale. Gli studi mostrano che percorsi riabilitativi mirati consentono
alle persone con demenza di raggiungere i propri obiettivi personali,
mantenere capacità funzionali più a lungo e rimandare l’ingresso nelle
strutture residenziali o ridurre la necessità di assistenza a lungo
termine e le ospedalizzazioni.
Tradizionalmente la demenza viene vista come una malattia progressiva
e irreversibile, associata soprattutto a perdita di memoria e declino
cognitivo. Il Rapporto ribalta questa visione, proponendo un
approccio centrato sulle funzioni e sulle possibilità residue piuttosto
che solo sul deficit.
Componenti fondamentali della riabilitazione
La riabilitazione deve essere centrata sulla persona e orientata a obiettivi specifici.
Il rapporto identifica tre pilastri essenziali di un percorso riabilitativo:
- Valutazione olistica e personalizzata: analisi completa delle abilità cognitive, fisiche, emotive e sociali della persona, considerando anche l’ambiente di vita.
- Approccio basato su obiettivi SMART (Specific-Measurable-Achievable-Relevant-Time-bound):
- Specifico: gli obiettivi devono essere chiari e specifici, ad
esempio “Ricorderò i nomi di tutte le 10 persone al mio club di bocce”.
- Misurabile: gli obiettivi devono essere quantificabili, ad esempio “Andrò al mio club di bocce due volte a settimana”.
- Raggiungibile: gli obiettivi devono essere realistici e tenere conto delle risorse disponibili e delle capacità individuali.
- Pertinente: gli obiettivi devono avere significato personale e motivare l’individuo, concentrandosi su ciò che genera benessere.
- Temporizzato: gli obiettivi devono avere una scadenza definita.
- Monitoraggio e adattamento continuo: revisione periodica dei progressi e ridefinizione degli obiettivi in base all’evoluzione della malattia e dei bisogni.
Questi elementi si traducono in un approccio collaborativo,
che coinvolge non solo i professionisti sanitari, ma anche familiari e
caregiver (circa il 70% delle persone con demenza vive a casa con un
caregiver, spesso un familiare).
Strategie e metodi di intervento
Il Rapporto illustra diverse strategie applicabili nella vita quotidiana:
- Adattamento dell’ambiente domestico per ridurre gli ostacoli e favorire l’autonomia.
- Obiettivi funzionali legati ad attività quotidiane (alimentazione, igiene, mobilità).
- Riabilitazione cognitiva per sviluppare strategie compensative e rinforzare abilità residue.
- Tecnologie assistive, dalle più semplici, come lavagne e timer, fino ad applicazioni digitali avanzate.
- Attività fisica e riabilitazione motoria, fondamentali per ridurre il rischio di cadute e favorire il benessere globale.
- Coinvolgimento attivo dei caregiver, che, come detto, sono parte integrante del processo riabilitativo.
Implementazione nei diversi contesti
La riabilitazione per la demenza deve adattarsi a diversi ambienti e
fasi della malattia. In casa si dovranno adottare programmi individuali o
familiari che permettano alla persona di restare più a lungo nel
proprio ambiente. Nelle comunità si concretizzerà attraverso centri
diurni, associazioni e servizi territoriali. Nelle strutture
residenziali si dovranno adottare approcci di function-focused care
(assistenza focalizzata sulla funzione), che stimolano le capacità
residue invece di sostituirle, con l’obiettivo di aiutare gli anziani a
svolgere le attività della vita quotidiana e le attività fisiche in
autonomia piuttosto che con l’assistenza del caregiver.
Barriere e disuguaglianze
Nonostante le prove della sua efficacia, l’accesso alla riabilitazione resta limitato. Solo il 25% degli Stati membri dell’OMS dispone di piani nazionali per la demenza,
e tra questi solo due terzi menzionano la riabilitazione. Esistono poi
forti disuguaglianze, le migliori pratiche sono concentrate nei Paesi ad
alto reddito, mentre nei contesti a risorse limitate i servizi sono
scarsi o inesistenti.
Ostacoli aggiuntivi sono la mancanza di consapevolezza (molti
considerano la demenza un inevitabile effetto dell’invecchiamento), lo
stigma che circonda la malattia, le barriere culturali e linguistiche
per le minoranze, e la carenza di formazione specifica per i
professionisti sanitari.
Impatto economico e sostenibilità
I costi globali della demenza ammontano a circa 1,3 trilioni di dollari
e si prevede che raddoppieranno entro il 2030. In questo senso, la
riabilitazione rappresenta un vero e proprio investimento; se ben
integrata nei sistemi sanitari, può ridurre ricoveri, ospedalizzazioni e
spese assistenziali, rivelandosi vantaggiosa non solo per le persone e
le famiglie, ma anche per i sistemi sanitari.
Alcuni Paesi stanno sperimentando modelli innovativi mostrando la
fattibilità di questi approcci. Per esempio, in Corea del Sud sono stati
creati centri dedicati alla riabilitazione e programmi domiciliari
personalizzati; Malta ha sviluppato un ospedale specializzato nella
riabilitazione interdisciplinare; Brasile e Indonesia hanno avviato
programmi comunitari guidati da terapisti occupazionali, ossia operatori
sanitari che aiutano le persone ad affrontare disabilità fisiche,
mentali o di sviluppo; in Norvegia e Irlanda sono partiti progetti
pilota di riabilitazione cognitiva che hanno dimostrato risultati
positivi.
Raccomandazioni
Il Rapporto invita a un cambio di paradigma: considerare la demenza
non solo come perdita e declino, ma come una condizione in cui è
possibile continuare a vivere con qualità e significato, non elimina i
sintomi, ma offre strumenti per affrontarla con maggiore dignità e
autonomia, riducendo allo stesso tempo il peso economico e sociale della
malattia.
Perché ciò avvenga, è necessario un cambiamento culturale che
modifichi la percezione sociale della demenza e aiuti ad abbattere lo
stigma intorno a questa patologia. È necessario riconoscere la
riabilitazione come un diritto universale, in linea con
la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, e quindi
parte integrante della copertura sanitaria e della vita quotidiana delle
persone con demenza.
È cruciale coinvolgere caregiver, professionisti e comunità, per
rendere la riabilitazione accessibile a tutti, indipendentemente dal
reddito o dal luogo di residenza. La formazione dei professionisti
sanitari che si occupano di riabilitazione delle persone con demenza
risulta perciò imprescindibile per migliorare le competenze necessarie.
Solo attraverso un impegno collettivo, che coinvolga governi,
professionisti, famiglie e comunità, la riabilitazione può diventare un
pilastro della risposta globale a una delle maggiori sfide sanitarie del
nostro tempo.
Fonte: pensionati.cisl.it