25/09/2025
Avanti con la riforma fiscale e con la piena perequazione delle pensioni
L'Italia rispetto alla crescita ed al debito pubblico è in una
migliore posizione di qualche anno fa, tuttavia il livello del debito continua
ad essere alto e pertanto da un lato si rende necessario aumentare il Prodotto
interno lordo e dall’altro si deve ridurre ancora il debito pubblico.
Il debito
elevato, come è noto, produce spese per gli interessi e conseguentemente molte
risorse non possono essere indirizzate in istruzione, welfare, salute e sicurezza.
Per stimolare la
crescita è vitale accelerare sulle riforme strutturali: fisco, zero burocrazia,
rafforzare la competitività e stimolare il mercato interno anche aumentando il
potere d’acquisto di salari e di pensioni.
La questione
salariale attanaglia il nostro Paese da molti anni, i redditi dei lavoratori
non crescono e solo recentemente con i rinnovi contrattuali si è ridotto
parzialmente questo trend che è un’anomalia tra le economie avanzate.
Questione che
riguarda il lavoro povero ma anche la fascia media su cui grava il grosso del
carico fiscale che sostiene il nostro welfare.
Riformare le
tasse quindi è la via maestra, snidando gli evasori ed abbassando le tasse a
chi le paga certamente alla fonte come noi pensionati.
Il Governo
annuncia di volere portare l’aliquota Irpef dal 35 al 33%, noi siamo d’accordo
ma abbiamo richiesto di passare dal 35 al 32% le aliquote per rispondere in
modo più utile ai redditi medi.
Non solo,
abbiamo rivendicato altresì, la piena e totale rivalutazione delle pensioni,
per tutte le fasce di reddito, senza penalizzazioni o adeguamenti parziali.
Basta ricordare
a tale riguardo che le pensioni in essere, sono determinate da contributi
versati per lunghi decenni di attività lavorativa e non sono una concessione
dei governi di turno.
La mancata
rivalutazione non solo è ingiusta ma anche non conforme al dettato
costituzionale se non è a carattere temporaneo e si protrae nel tempo.
Proponiamo al
governo un sistema sostenibile che garantisca a tutte le pensioni la rivalutazione
piena, perché gli impatti negativi sul ceto medio sono stati evidenti e non
possono perdurare.
Basti pensare
che in trent’anni le pensioni medio-alte hanno perso oltre un quarto del loro
potere d’acquisto.
Nella prossima legge di bilancio in via di predisposizione da parte
dell’Esecutivo, la rivalutazione di tutte le pensioni deve essere
opportunamente finanziata per assicurare equità e coesione sociale ancor più
necessaria nel clima crescente di tensioni che attraversa il Paese.