07/09/2025
Report di Altroconsumo
Il costo della
spesa in Italia nel 2025 mostra un divario netto tra Nord e Sud, evidenziato da
un'indagine di Altroconsumo che ha analizzato 1.150 punti vendita in 65 città
italiane. Mentre al Nord la presenza di numerose catene della Grande
Distribuzione Organizzata permette di contenere il costo della spesa e di usufruire
di offerte vantaggiose, al Sud, dove queste catene sono meno diffuse, le
famiglie si trovano ad affrontare prezzi più elevati e maggiore difficoltà nel
risparmiare.
Una famiglia tipo di quattro persone al Nord
Italia può arrivare a risparmiare fino a 3.700 euro all’anno scegliendo con
attenzione i supermercati, privilegiando catene come Eurospin, che offre i
prezzi più bassi, e Carrefour per i prodotti a marchio proprio. Al contrario,
nelle regioni meridionali come Puglia, Basilicata e Calabria, l’impatto degli
aumenti sul budget familiare si fa sentire molto di più, con rincari che pesano
anche più del 19% del reddito disponibile. Per esempio, in città come Como il
risparmio annuale possibile può essere di circa 1.395 euro, mentre a Caserta o
Napoli il risparmio è quasi trascurabile, con cifre intorno ai 31-44 euro.
Il rincaro medio della spesa alimentare nel Paese
è stato del +4% rispetto all’anno precedente, con un aumento del 2,2% dei
prezzi nei supermercati tra marzo 2024 e marzo 2025. I supermercati
tradizionali mostrano rincari leggermente superiori (+2,4%) rispetto ai
discount (+2,1%) e agli ipermercati (+1,9%). Anche se i rincari sono contenuti,
si sommano a un quadro in cui il Sud soffre maggiormente a causa di un reddito
medio più basso e di una minore presenza di punti vendita della Grande
Distribuzione che potrebbero aiutare nei risparmi.
Altroconsumo
consiglia alle famiglie di muoversi in modo strategico per limitare la spesa:
preparare una lista, cercare le offerte tramite app e siti online, preferire i
supermercati con i prezzi più bassi e fare attenzione ai prodotti posti fuori
dalle corsie principali, che spesso sembrano scontati ma in realtà possono
avere un costo maggiore rispetto ai prodotti del marchio del supermercato.
Queste semplici accortezze possono fare la differenza e permettere di
risparmiare cifre significative, soprattutto nel Nord Italia dove la
concorrenza tra i punti vendita è maggiore.
In sostanza, la
spesa al Sud è meno conveniente a causa del gap economico, di una spesa
pubblica inferiore e di un mercato meno competitivo. Al Nord, invece, il
maggior numero di offerte e la presenza consolidata di catene della Grande
Distribuzione permettono alle famiglie di risparmiare di più, mitigando
l’impatto degli aumenti di prezzo e alleggerendo il peso sul bilancio
familiare. Di conseguenza, adottare comportamenti di acquisto consapevoli
rappresenta oggi una strategia fondamentale per contenere la spesa in tutte le
regioni d’Italia, ma è particolarmente cruciale per le famiglie del Sud.
L’aumento dei
prezzi alimentari impatta duramente sulle fasce più fragili della popolazione,
tra cui gli anziani con redditi fissi o pensioni limitate, costringendoli
spesso a rinunciare a cibi freschi e nutrienti a favore di alimenti più
economici e meno salutari. Ad esempio, prodotti di base come latte e pane hanno
subito rincari significativi, aggiungendo ulteriori pressioni sul bilancio
familiare degli over 65.
Inoltre, molti anziani vivono soli o con pensioni minime, che spesso
non riescono a coprire nemmeno le necessità di base, aggravando la loro
condizione di fragilità economica e sociale.
Il quadro è
particolarmente critico al Sud, dove l’assistenza socio-sanitaria è meno
presente e le famiglie spesso si affidano a forme di assistenza informale, come
parenti o badanti, ma con risorse limitate.
Questa
situazione richiede interventi mirati di welfare e politiche di sostegno
economico per evitare che molti anziani debbano sacrificare alimentazione,
salute e qualità della vita a causa degli aumenti dei prezzi e della scarsità
di servizi.