Un altro sistema di cura per tutti, anziani per primi. La lettera di Piero Ragazzini al direttore di Avvenire

Un altro sistema di cura per tutti, anziani per primi. La lettera di Piero Ragazzini al direttore di Avvenire

04/06/2020



Caro direttore,

spesso il Sindacato è dovuto intervenire sui clamori mediatici legati a eventi di cronaca o a vicende penalmente rilevanti accaduti nelle RSA, pubbliche o private, inserite nel tessuto territoriale e controllate dalle Asl, luoghi a volte ai confini della legalità.

L'elemento baricentrico di queste soluzioni residenziali è costituito dalla presenza di anziani che vivono in un contesto caratterizzato da tre implicazioni: l'ambito familiare, con la separazione dalla famiglia dell'anziano (disabile e/o con patologie pregresse) per varie ragioni (socio-economiche, lavorative, di cura); l'ambito sanitario, che richiede assistenza specifica ed interventi professionali; l'ambito umanitario, per colmare quella maledetta “compagnia” di troppi anziani che è la solitudine, con perdita di affetti, relazioni, contatti e interessi, e un correlato e progressivo danno alla salute.

La pandemia da Coronavirus, che ha prodotto un'ecatombe di anziani, ha colpito la fragilità nascosta nelle pieghe della società, travolgendo processi di allungamento della vita e situazioni di longevità decorosa e attiva rese possibili dall'evoluzione della medicina.

Gli anziani diventano scarti e vittime di una selezione crudele e iniqua che, specie nelle Rsa, ha moltiplicato i decessi in solitudine, a volte senza cure adeguate, generando dolore e paura, sobillando il rancore dei familiari.

In questa deriva fattuale le Rsa sono diventate l'emergenza nell'emergenza, dove non sono stati isolati gli spazi per gli infetti, non si sono fatti i tamponi, senza dispositivi di protezione individuale.

Da qui l'esigenza di rivedere le logiche e il modus operandi della sanità pubblica e delle pratiche per raggiungere e curare tutti, attuando il principio dell'universalità delle cure e della parità di trattamento, proprio perché sta emergendo un modello che privilegia la “sanità selettiva” che considera del tutto residuale la vita degli anziani.

A parere del Sindacato, invece, occorre sottolineare che senza anziani non c'è futuro, non c'è memoria storica, esperienza e vita sociale.

Ripensare la sanità diventa necessario di fronte alle nuove esigenze della popolazione, attrezzando una rete equamente distribuita di ospedali per curare le acuzie e affrontare i problemi, sviluppando una “sanità di territorio” in grado di intervenire in modo rapido e diffuso, integrando l'assistenza medica con una particolare attenzione di ascolto e di indirizzo.

La sanità del futuro dovrà collegare l'ospedale alla medicina territoriale, intrecciando l'aspetto sanitario con la realtà sociale, valorizzando il contributo del terzo settore e delle reti sociali. Bisogna destinare risorse alla salvaguardia del più gran numero di vite, umanizzando gli accessi alle cure, senza distinzione di età, genere, collocazione in famiglia o in istituzioni residenziali: una visione che riconsideri il fondamentale valore della vita, che è e deve rimanere uguale per tutti.

Coloro che deprezzano il valore della vita degli anziani, a causa della intrinseca fragilità e debolezza, in realtà si propongono di svalutare la vita di tutti.

 

Piero Ragazzini
Segretario Generale FNP CISL

Approfondimenti

Lettera di Piero Ragazzini ad Avvenire

Fonte: pensionati.cisl.it